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2008 - Madonna con Bambino con i santi Martino e Dorotea (1550 circa)

Un altro importante passo verso i nuovi Uffizi

 

E' tornata a splendere la cromia della Madonna con il Bambino del Garofalo, sottoposta ad un delicato restauro e destinata ad essere esposta nelle nuove sale della Galleria.

Monografie, articoli e una mostra negli ultimi anni hanno riproposto l'opera di quest'artista di grande qualità La vocazione di sostegno alle attività della Galleria da parte dell'Associazione fiorentina degli 'Amici degli Uffizi' ha maturato quest'anno uno dei suoi frutti più preziosi e significativi, permettendo il recupero di un'importante pala di Benvenuto Tisi detto il Garofalo, la 'Madonna col Bambino in trono fra i Santi Martino e Rosalia', dipinta per la parrocchiale di San Martino nel Comune di Codigoro, che la vendette agli Uffizi nel 1921. Raffinato documento della cultura centrosettentrionale del primo decennio del XVI secolo, la pala testimonia il dinamismo artistico del territorio all'ombra della corte ferrarese, importante crocevia fra il protoclassicismo bolognese di Francesco Francia e di Lorenzo Costa, quello umbro del Perugino e del giovane Raffaello, e le morbidezze del colorismo veneto. La composizione è impostata secondo uno schema convenzionale molto vicino a quello della pala di Castelfranco di Giorgione, ma nei dettagli, come il baldacchino e la targa sospesa sul trono, il Garofalo cita la perduta 'Presentazione al tempio' del 1502 del Costa, il pittore attraverso le cui opere era entrato in contatto con lo stile di Francesco Francia. Una dolcezza espressiva peruginesca smorza l'assetto marziale di san Martino, molto legato al san Michele della pala Scarani del maestro (1500 ca), in netto contrasto con la figura del povero che, ai suoi piedi, si impone con uno sprazzo di caratterizzazione popolare. Dietro le spalle di san Martino, in un paesaggio che ha una parte da protagonista, si svolge l'incontro fra il cavaliere e il povero; ancora più in là, due rilievi collinari si affrontano declinando verso un lago centrale; i toni sfumati verso l'azzurro dell'orizzonte appartengono alla koinè peruginesca dell'Italia centrale, mentre nel ciuffo d'alberi a destra tornano le limpide trasparenze giorgionesche. Negli ultimi quindici anni, il Garofalo ha conosciuto un periodo di grande fortuna: una monografia, molti articoli e una bella mostra che si è conclusa nel luglio di quest'anno hanno approfondito i molti aspetti della sua pittura, mettendo in luce l'importanza cruciale della sua figura come raccordo fra le tante realtà artistiche contemporanee e l'indiscutibile qualità della sua produzione; per queste sue prerogative si giustifica la scelta di attribuire alla pala di Codigoro il posto d'onore che prima di questo intervento di restauro non era stato possibile dedicarle. Gli 'Amici degli Uffizi' hanno preso a cuore il desiderio dell'allora Direttore del Dipartimento competente, Antonio Natali, di esporre la 'Madonna in trono' del Garofalo nelle sale dei Nuovi Uffizi, sponsorizzandone il restauro, in vista di questa prestigiosa collocazione finale. La pala presenta una particolare configurazione, costituita da assi disposte orizzontalmente unite da due traverse rastremate a coda di rondine, che aveva provocato per compressione una miriade di micro e macro sollevamenti di colore; un effetto amplificato dalla mancanza di impannatura. Questa tendenza del colore a sollevarsi, diffusa su tutta la superficie della pala e in particolare nella zona inferiore, dimostra la debolezza strutturale della coesione della pellicola pittorica al supporto. Numerosi forellini sulla superficie dovuti a precedenti fermature testimoniavano la tormentata storia conservativa del quadro. Quindi, dopo il risanamento del supporto, con la revisione della scorrevolezza delle traverse, il risarcimento delle fenditure e la disinfestazione condotte da Roberto Buda della ditta Relart, la restauratrice Lucia Biondi ha condotto un'accurata e puntuale fermatura del colore. Nell'affrontare la successiva revisione della verniciatura e dei ritocchi alterati è tuttavia emersa l'opportunità di asportare le precedenti vernici, sia per favorire la penetrazione dell'adesivo sotto la superficie pittorica, sia per il sensibile miglioramento estetico della qualità dei colori, rivelatis ben conservati e di grande intensità: sono tornate a splendere le lacche cremisi, i passaggi tonali del paesaggio e il morbido rilievo dei panneggi. Concludendo, il restauro della Madonna col Bambino in trono fra i Santi Martino e Rosalia è stato il primo intervento finanziato dagli 'Amici degli Uffizi' finalizzato all'allestimento delle nuove sale; e, in quanto tale, va considerato anche nel suo valore di buon auspicio.

 

Francesca de Luca