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2014 - Ariadne
La statua, curata replica romana del I sec. d.C. da un originale del pieno ellenismo, appartenne alla raccolta romana Della Valle prima di essere acquistata, già negli ultimi decenni del XVI secolo, da Ferdinando de’ Medici. Giunta a Firenze probabilmente già nel XVII secolo, la monumentale statua fu introdotta in Galleria solo sotto il regno di Cosimo III. Con certezza l’opera è ricordata nel corridoio di levante, dove ancor oggi la vediamo, per la prima volta solo nel 1722 da Giovan Battista Foggini, scultore e architetto di corte che, solo pochi anni prima, ne aveva curato il restauro. Erroneamente, a distanza di quasi un secolo, Luigi Lanzi deprecava le integrazioni del 
Foggini, a cui si deve il braccio destro con il pampino d’uva; infatti, come hanno dimostrato successivi confronti, fra i quali merita di essere ricordato uno splendido rilievo alla Gliptoteca di Monaco, la donna doveva essere realmente un personaggio legato al seguito di Dioniso (come acutamente intuito da Foggini) e non una Musa, come invece sosteneva Lanzi. 
L’opera di restauro, realizzata da Daniella Manna, ha consentito di rimuovere i tenaci depositi di polveri che velavano le superfici, offrendo, al contempo, l’occasione per una sistematica revisione delle stuccature, nella massima parte decoese e virate di colore. Alcuni elementi di restauro del panneggio, inoltre, avevano perso stabilità e adesione con la superficie, costringendo ad una loro rimozione per consentire la stesura di una nuova superficie di contatto. 
L’intervento non solo ha restituito splendore e leggibilità alla statua, ma anche individuato tracce finora insospettate di antiche cromie: l’iride della donna è tornata ad essere visibile alla luce dell’ultravioletto, mentre la lettura del microscopio ottico ha restituito esigue ma indubitabili tracce di rossi presenti in più punti della veste. Sotto il collo della donna, appena sotto il bordo della veste, le indagini hanno rilevato anche il disegno nitido di un monile, una collana dipinta che arricchiva l’iconografia del personaggio. 
Fra le analisi condotte in concomitanza del restauro, si segnala anche il prelievo di alcuni frammenti marmorei del torso e della base del collo per consentire la realizzazione di analisi petrografiche. I risultati di queste indagini, non ancora conclusesi, offriranno un dato determinante per confermare o meno l’antichità e la pertinenza della testa al resto della figura.
È da ricordare infine che questa statua è stata oggetto di un vero e proprio “restauro-scuola”, che ha visto all’opera dieci alunni dell’Istituto per l’arte ed il restauro “Palazzo Spinelli” operare sotto l’esperta guida della Manna per la realizzazione di un’accurata mappatura dell’opera. È stato così possibile ricostruire il complesso sistema di tasselli e puntelli riconoscibili a stento in più punti sul lato sinistro della figura, che in origine erano funzionali a sorreggere un nodoso tralcio di vite al quale la donna si appoggiava.
 
Fabrizio Paolucci