italiano    |    english
torna indietro
2015 – Scena di sacrificio (1635-1640)
Fra le opere degli artisti originari di Utrecht, la Galleria degli Uffizi può vantare ben cinque ragguardevoli presenze di una delle personalità di maggiore spicco di quella scuola, Gerrit van Honthorst. Quattro sono dovute a una specifica istanza del gusto collezionistico di Cosimo II che ne fu conquistato durante gli anni del suo soggiorno in Italia (1610 circa – 1620): dal 1993 sono allestite in una sala monografica, che appartiene a una serie di ambienti che illustrano il seguito internazionale di Merisi. La quinta è l’Adorazione dei pastori per la cappella Guicciardini in Santa Felicita, accolta nel Corridoio vasariano per le sue proporzioni monumentali, collocazione che la espose ai gravi guasti provocati dall’attentato mafioso di via dei Georgofili. 
Nella sezione della Galleria dedicata ai pittori stranieri del Seicento e del Settecento, la scuola pittorica di Utrecht è scarsamente rappresentata e condivide la sala con gli esponenti della città di Haarlem. Poiché le collezioni rispecchiano i gusti personali dei membri della famiglia regnante e la disponibilità del mercato del tempo, le raccolte medicee, pur ricche di dipinti di scuola nordica, non offrono una restituzione antologica omogenea di quella variegata realtà. Tuttavia, l’eccellenza della tradizione artistica di questo grande centro nel cuore d’Olanda è ben testimoniata, per la prima metà del secolo, da due paesaggi italianizzanti di soggetto mitologico di Cornelis Van Poelenburgh, attivo a Roma e stimato da Cosimo II che lo invitò a lavorare a Firenze; dalla Decollazione del Battista, opera di collaborazione fra Jan Gerritz Van Bronchorst (che frequentò lo studio di Honthorst dopo che questi tornò in patria) e lo specialista di interni architettonici Hendrick Van Steenwijk il Giovane; infine, da un affondo nel campo della tradizione della natura morta con la raffinata pittura del più tardo Abraham Mignon, allievo del grande Jan Davidsz de Heem. 
Questo è il contesto che agli Uffizi accoglie l’arrivo della Scena di sacrificio di Paulus Bor, che viene così ad essere un importante tassello di un mosaico che evoca lo splendore di questo centro artistico. Pittore raro perché dipingeva per diletto e non per guadagno, Bor visitò l’Italia partecipando intensamente alla vita degli artisti nordici a Roma: insieme, fra gli altri, a Cornelis Poelenburgh, fu tra i fondatori della Schilderbent, l’associazione dei pittori olandesi e fiamminghi. Si riunivano in banchetti e feste, un tema accolto da Honthorst e da van Bronchorst, spesso celebrate in abbigliamento all’antica in onore di Bacco. Si trattava di una rivisitazione parodistica, che nulla ha a che fare con il profondo rispetto per la cultura classica che trapela dai dipinti di Bor, grazie anche alla sua contiguità con l'architetto e pittore classicista di Haarlem, Jacob van Campen. Vicino alla fase più limpida del caravaggismo di Honthorst della fine del secondo decennio del Seicento, il pittore affida alle tonalità argentee della sua tavolozza la rievocazione pacata e struggente di un mondo perfetto e senza tempo. 
 
Francesca de Luca