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1995 - Epigrafe Romana

I doni di un amico

 

Socio fondatore degli Amici degli uffizi, Detlef Heikamp ha donato alla Galleria sette epigrafi romane e due disegni ottocenteschi, opera di Luigi Ademollo e Cesare Mussini

 

Uno dei soci fondatori degli Amici degli Uffizi, Detlef Heikamp, che è storico insigne e grande conoscitore della storia dell'arte fiorentina, ha dato un segno concreto dell'affetto che lo lega alla città di Firenze, donando alla Galleria sette epigrafi. La cura della raccolta delle epigrafi - recentemente trascurata - era già stata oggetto del collezionismo mediceo. Questa importante donazione dunque si inserisce nella tradizione di tale collezionismo erudito, offrendo testimonianze di notevole valore storico, altrimenti soggette a dispersione, come i due frammenti del grande pilastro in marmo lunense del 17 a.C., che sono una specie di risarcimento storico per la perdita da parte degli Uffizi dei rilievi dell'Ara Pacis, tornati a Roma ai tempi delle celebrazioni del bimillenario augusteo. Oppure come, citando di seguito, il grande cippo quadrangolare in calcare conchiglifero di Quinto Celio Attiaco, il quale aveva partecipato alla vittoria navale di Anzio, il 2 settembre del 31 a.C., o come le are funerarie in marmo a forma di tempietto con coronamenti centinati a rilievo; e infine come le due grandi lastre di marmo a tabula con iscrizioni funerarie dentro cornici sagomate. Tutti questi reperti ci ricordano la grande struttura dell'impero romano ed indirettamente la legittimazione del potere mediceo a Firenze, e sicuramente il preciso intento di recuperare e dare nuova vita alla tradizione del collezionismo fiorentino. Questa generosa opera di mecenatismo da parte di Detlef Heikamp si è recentemente completata con la donazione di due pregevoli disegni, il Sileno ebbro , di Luigi Ademollo (Milano 1764 - Firenze 1849), e l'Allegoria di una virtù di Cesare Mussini (Berlino 1804 - Firenze 1879). Il Sileno ebbro è un disegno a matita nera, fra i pochissimi studi preparatori dei cicli di affresco di Luigi Ademollo, e tanto più carico di significato in quanto ci permette di reperire un recupero di stile seicentesco, che la realizzazione pittorica non aveva reso evidente. Il disegno è molto vicino alla realizzazione finale della decorazione di un soffitto di palazzo Sergardi a Siena, di cui Ademollo avrebbe curato in qualità di coordinatore e sovrintendente il progetto intero, che risponde ad un criterio di rappresentazione di un universo figurativo unitario. L'Allegoria della Virtù è una composizione estremamente complessa, di grande interesse per i contenuti filosofici, che stavano alla base del movimento purista. In questa allegoria una fanciulla alata, incoronata di alloro, con un ramo di quercia nella mano sinistra, colta nell'atto di coprirsi il seno, vuole alludere alla Pudicizia, che allontana Amore, rappresentato sulla destra della composizione in gesto di stizza.